13 marzo 2011

The Velvet Underground & Nico (Verve) 1967




Nel 1966, l'anno in cui iniziano a lavorare a questo album, i Velvet Underground si sono già guadagnati la fama di band tra le più oltraggiose della scena newyorkese. Le loro sonorità spigolose e avanguardistiche sono indigeribili per l'industria discografica dell'epoca. Così a Reed e soci non resta che l'attività "underground". Si esibiscono al Café Bizarre, nel Greenwich Village. Ma i loro testi, infarciti di droga e sesso, vengono giudicati troppo scandalosi. Una sera, nonostante un esplicito divieto, eseguono il pezzo "Black Angel's Death Song" e vengono licenziati in tronco. Quella notte, però, troveranno un nuovo fan: Andy Warhol. Sarà proprio il maestro della pop-art a lanciarli in uno show multimediale, "The Exploding Plastic Inevitable". E' il preludio alla nascita del loro album d'esordio, "The Velvet Underground & Nico".
Registrato nella seconda metà del 1966 e pubblicato nel 1967, il disco si avvaleva della supervisione "estetica" di Warhol, autore della celebre banana in copertina (che nelle edizioni originali dell'album poteva anche essere sbucciata, essendo la parte gialla, la buccia appunto, una pellicola adesiva). Fu sempre Warhol a imporre ai Velvet Underground la sua pupilla Nico, cantante tedesca dal registro "spettrale", che avrebbe poi intrapreso una magica carriera solista sponsorizzata da John Cale.
Il disco, uscito in tiratura limitata, venne quasi ignorato dal pubblico, ma conquistò subito la critica dell'epoca. Fu poi il passaparola o la progressiva emersione dalle tenebre della storia della band, facilitata anche dalla fama acquisita nel frattempo da Lou Reed, a riportarlo in superficie. E oggi "The Velvet Underground & Nico" è praticamente l'unico ospite fisso nelle classifiche dei migliori dischi di musica rock del Novecento.


12 marzo 2011

Logos

Durante una tra le prime lezioni del corso di Design, la prof.ssa Polidori ha parlato di ''comprensibilità-visibilità-sintesi" del progetto. Il logo può essere considerato il primo progetto di ogni marchio, si tratta dell'immagine cardine di un'azienda e perchè rimanga nella memoria delle persone deve essere strutturato proprio sui 3 punti di cui sopra.

Voi riuscite a riconoscerli?

 



9 marzo 2011

Cosa ne pensi?

Ho chiesto ad alcuni studenti della facoltà di Architettura di Reggio Calabria con quale di queste affermazioni concordano maggiormente..

1. "... Il problema con i classicisti, è che quando guardano un albero, non vedono altro, e disegnano un albero..."
(Andy Warhol)

2. "Per me il design è un modo di discutere la vita. È un modo di discutere la società, la politica, l`erotismo, il cibo e persino il design. " 
(Ettore Sottsass)

3. "Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. (...) La semplificazione è il segno dell'intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte." 
(Bruno Munari)

4. "L'arte del disegno è fondamentalmente ancora la stessa fin dai tempi preistorici. Essa unisce l'uomo e il mondo. Vive attraverso la magia." 
(Keith Haring) 


Wakku
"Quello che mi rispecchia di più è il terzo ed è anche la mia idea di architettura. Ogni cosa deve stare al suo posto per un preciso motivo funzionale e compositivo, l'ideale sarebbe trovare un equilibrio per cui se aggiungi o togli qualcosa l'oggetto perde la sua identità o funzione... è un concetto più filosofico che altro e per riuscire a fare qualcosa del genere secondo me devi essere un genio..."

Ale
"Secondo me dire che "complicare è più facile" è una cosa scontata, è il semplificare che diventa più difficile dal momento che devi fare le giuste scelte per eliminare il superfluo e rendere in maniera più semplice e diretta un concetto..."

Cripi
"Io direi la 4, giusto perche' sto studiando Storia dell'Arte, anche se l'arte del disegnare cambia nel corso degli anni, però e' vero che unisce l'uomo e il mondo..la natura... Sono tutte interessanti, la prima e' simpatica per esempio."

Ru
"Non approvo Sottsass! Sicuramente preferisco Munari perchè in ogni sua affermazione e paradigma non perde mai contatto con la realtà. Ciò vuol dire che rimane concreto e assolutamente protagonista dato che i tempi ci costringono, anche, ad un' "astrattezza culturale"! Inoltre, come non quotarlo!? Lui con i suoi antichi detti cinesi... :P"


Design according to my friends

Ho chiesto ad alcuni miei amici cosa ne pensano delle opere di design, ecco le loro risposte:


Dimi, student of Risk Management
"Credo che le proprietà di un oggetto di design debbano essere: multifunzionalità, comfort e minimalismo. Il design moderno punta molto sulla multifunzionalità, mentre l'aspetto meno considerato è che un oggetto sia anche divertente."

Christian, Concept Designer
"Penso che il design di oggi debba essere un Design dei Servizi e non più di un prodotto/oggetto. E' una nuova tendenza, l'Europa non ha più prodotti, molte industrie si sono spostate o hanno chiuso. Il nuovo mercato punta sulla comunicazione."

Dav, studente di Architettura
"Secondo me si deve puntare su serialità e industria. Comunque un oggetto di design deve essere bello, il resto non mi interessa molto."

Cristiana, studentessa di Urbanistica e Pianificazione territoriale
"Non saprei darti una vera definizione ma la mia idea è quella di un oggetto o un modo d'essere completamente all'avanguardia e innovativo! un oggetto di design x me dovrebbe essere allo stesso tempo funzionale e sostenibile in tutti i sensi.....
- economico (a basso costo per chi lo produce e per chi lo acquista);
- ambientale (a basso costo per l'ambiente e la salute dell'uomo);
- sociale (facilmente apprezzabile e utilizzabile da chiunque);
- politico (finanziabile e facile da pubblicizzare!).

..inoltre un oggetto di design dovrebbe essere PERFETTO quindi essere allo stesso tempo comodo, bello, pratico e che possa adattarsi alle modifiche di umore e delle mie esigenze nel tempo! magari un oggetto ke sia multifunzionale!!! Per me sarebbe bellissimo poter usare un oggetto per più scopi! se si pensa all'iphone4 oppure a un asciugacapelli che possa anche tagliarli, piegarli, arricciarli! Oppure ancora, esempio già visto nel negozio a Stoccolma, un cucchiaio che sia anche forchetta e coltello, o un piatto che sia anche tovagliolo o tovaglia, o una bottiglia che sia anke bicchiere! Inoltre un oggetto di design per me dovrebbe essere anche molto "umano" e non alienare l'uomo da quanto sta facendo! Non dovrebbe, e qui concludo, rendere l'uomo un automa, ma solo aiutarlo a essere più umano."


6 marzo 2011

Le ali del design

Riporto qui alcune tra le più significative asserzioni della prof.ssa Polidori in occasione del laboratorio "Le Ali del Design":

"Ogni oggetto è portatile, è richiudibile su se stesso, è una valigettina molto piccola, perchè siamo dei nomadi."


"L'ala deve essere leggera, trasportabile, maneggevole, facilmente recuperabile/riutilizzabile, montabile/smontabile."

"Non solo l'oggetto finito, ma come, con che dinamica, con che tempi, con che ritmi, con che qualità."